Il nostro territorio

Montalto delle Marche (chiamato anche Montalto Marche), patria della famiglia Peretti il cui figlio è noto come Papa Sisto V, sorge tra le valli dell’Aso e del Tesino, a 512 metri sul livello del mare, nel cuore dell’area collinare del Piceno. Al centro della cittadina troneggia la Cattedrale di Santa Maria Assunta a cui fa da cornice un superbo panorama caratterizzato da riposanti colline, un mare cristallino e l’avvenente bellezza dei monti sibillini. La posizione di centralità di Montalto delle Marche è già valorizzata all’epoca medievale dai monaci benedettini di Farfa che eleggono il Convento di S. Agostino a Sede delle Congregazioni Provinciali delle 15 terre del Presidiato Farfense. La storia della cittadina marchigiana è testimoniata dai suoi numerosi musei: il Museo Archeologico (ospitato nel palazzo dei Presidi fatto costruire da Papa Sisto V tra il 1587-1588 come sede al governo dello Stato di Montalto e al cui interno, attraverso la documentazione di materiali, vengono ripercorsi i vari periodi storici), il Museo delle Carceri, il Museo Etnografico, la Pinacoteca Civica e il Museo Sistino Diocesano dedicato alla figura di Sisto V. Molte sono le manifestazioni che animano Montalto delle Marche e le frazioni di Porchia, Valdaso e Patrignone tra le quali spiccano la suggestiva Notte delle streghe e dei folletti, la Fiera Mercato Sistino e Novalia e la Mostra mercato dedicata ai prodotti e alle tipicità locali.

A 20Km da Ascoli Piceno, a 12 Km da S. Benedetto del Tronto e ad appena 2 Km dalla SS. N° 4 Salaria,  Monsampolo del Tronto gode di un bel panorama che spazia per la vallata del Tronto, si apre sulle colline picene, sui monti Sibillini, sul Gran Sasso, e sull’Adriatico. Costituito per circa 3/ 4 di collina e per 1/ 4 di pianura sorge sulla sinistra del fiume Tronto.
Il nome ha origine agiotoponimica, Monti Sancti Pauli (1100), allude al titolare della prima chiesa castellana dalla quale il Comune prese il nome. Il nucleo abitato, costrutto quasi a forma di triangolo, sorge su un vaghissimo colle. Le prime tracce di vita umana risalgono alla preistoria. Reperti trovati in C.da Treazzano testimoniano contatti avuti dagli insediamenti indigeni con la Civiltà Micenea ( 1250-1100 a. C. ). La prima memoria scritta risale al 1031 anno in cui un ricco possidente, Giso di Alberto, donò alla Chiesa fermana metà del territorio di Monsampolo insieme alla Chiesa di San Paolo. S. Corradi nella sua “Ortografia volgare”, edita a Roma nel 1646, fa risalire le origini di Monsampolo alla venuta di un cavaliere francese, Monsù di San Paolo, adducendo che in quel tempo nella capitale esistevano vecchi documenti che lo comprovavano.

In un manoscritto della fine del XIII sec. il nostro toponimo è menzionato come “Ripatransonis”, cioè la “ripa” di Transone, nome personale di origine germanica. La città è infatti nata dall’unificazione di quattro castelli nel 1198 operata dalla famiglia Transone o Dransone. Ripatransone è città d’arte con numerose strutture museali, vive di turismo, di mobilifici e d’agricoltura, emergendo nella produzione dell’olio e del vino. È detta Belvedere del Piceno per l’ampia visione panoramica che offre.

Nota come il Belvedere del Piceno, Ripatransone vanta un’ineguagliabile vista che spazia dal Gran Sasso ai Monti Sibillini, dal Conero al Gargano, fino alla costa dalmata.  Abitata fin dalla preistoria, fu un’importante centro della civiltà picena (IX-III secolo a.C) grazie alla sua posizione inaccessibile. In epoche successive la sua importanza crebbe sino ad essere elevata a città vescovile nel 1571.

Una delle sue principali caratteristiche è sicuramente il ricco patrimonio storico e artistico, riconosciuto e sentito dai propri cittadini ai quali si deve la fondazione del Museo Civico fin dal 1877.
Oggi Ripatransone conta diversi musei e collezioni inserite all’interno di un unico polo museale di cui fanno parte i suoi musei, l’archivio storico, la ricca biblioteca, il Museo Civico Archeologico, le collezioni di Palazzo Bonomi quali la Pinacoteca (opere del Crivelli, Fazzini, ecc.), gipsoteca Uno Gera, museo del Risorgimento e museo etnografico con curiosità del mondo.

Offida è una cittadina di origine antichissima. E’ stata fondata dai Pelasgi, fu abitata prima dai Piceni, poi dai Romani ed in seguito dai Longobardi. Visse il suo massimo splendore nel Medioevo e divenne libero comune nel sec. XIII. Ancora oggi la struttura di Offida è tipicamente medioevale. Fondata all’età della pietra teoria avallata dai numerosi resti archeologici rinvenuti nel territorio. In un periodo più prossimo, le origini di Offida sarebbero da attribuire ai piceni che la fondarono, i quali derivavano da un gruppo di giovani sabini.

Sull’origine del suo nome, diverse sono state le ipotesi proposte dagli studiosi nel corso el tempo:

OPPIDA (città fortificata)
OPHYS (parola greca che significherebbe serpente)
OPHIDA (colle opulento)
E’ considerato uno dei borghi più belli d’Italia. I suoi musei, le sue rue e il palazzo comunale con portico quattrocentesco e dipinti di Pietro Alemanno (1490) e Simone de Magistris (1590) gli conferiscono un fascino straordinario che conduce il visitatore in un viaggio a ritroso nel tempo in cui godere anche di tradizioni artigianali esclusive come la lavorazione del tombolo. Dotato di un fascino spettacolare è anche il Teatro Serpente Aureo di stile barocco con eleganti logge impreziosite da decorazioni dorate, 50 palchi disposti su 3 ordini e un’entrata adornata da quattro statue raffiguranti quattro muse. Edificata su uno sperone roccioso, si erge la suggestiva chiesa di Santa Maria della Rocca di stile romanico- gotico con tre absidi a struttura poligonale e pregevoli affreschi tre-quattrocenteschi. Dipinti, croci e reliquiari di pregio sono conservati nella chiesa di Sant’Agostino, in quella dei Santi Benedetto e Marco e nella collegiata nuova mentre la chiesa dell’Addolorata presenta un portico rinascimentale e un cornicione in terracotta, decorato con fregi del XV secolo.
Il centro storico è racchiuso all’interno delle Mura Castellane (sec. XII – XVI). L’ex ospedale civile apre l’itinerario turistico che prosegue per Corso Serpente Aureo e porta in Piazza del Popolo dominata dal Palazzo Comunale, risalente ai secoli XI-XII.

Tra le perle di Offida si ricordano inoltre: la Chiesa di S. Agostino (sec. XIV – XVIII) con l’annessa cappella del Miracolo Eucaristico, la Chiesa dell’Addolorata (sec. XV) in cui è custodita la bara del Cristo Morto, la Chiesa della Collegiata (sec. XVIII) che custodisce le reliquie del patrono della  cittadina, il Museo di Offida e il Convento delle Monache Benedettine con l’annessa Chiesa di San Marco. Nell’ex convento di San Francesco vi è anche l’Enoteca Regionale che merita una visita.

Definita la Perla dell’Adriatico, Grottammare si trova al centro della Riviera Picena delle Palme, nelle Marche. La spiaggia di sabbia finissima, il mare trasparente che degrada dolcemente, il verde delle rigogliose palme ed il colore bianco e rosa degli oleandri in fiore non possono che richiamare suggestioni legate a mete esotiche: Grottammare offre tutto questo senza andare troppo lontano.

Grottammare si affaccia sulla costa adriatica tra il verde delle sue pinete, degli aranceti e delle palme, con le sue spiagge dorate e il limpido chiarore del mare. Le acque pulite, il litorale di sabbia finissima, l’incanto dei suggestivi scorci del borgo antico e la rigogliosa vegetazione, compongono un affresco di colori e profumi dimenticati che rendono unica la nostra cittadina.

Grottammare ha origini antichissime. Vi sono tracce antropiche risalenti al neolitico. Sul suo territorio è stata scoperta una necropoli picena risalente al VII-V secolo a.C.
Possesso nel Medioevo dell’Abbazia di Farfa, fu dato a Fermo nel 1214 da Aldobrandino d’Este. Tra il XIII e il XVI secolo fu a lungo contesa tra Fermo ed Ascoli. L’attuale impianto di mura fortificate risale proprio al XVI secolo, caratterizzato da violente contese con le comunità vicine e da attacchi pirateschi.
Dal XVIII secolo cominciò l’espansione verso la zona costiera, il cui impianto urbanistico, opera dell’architetto di origine lombarda Pietro Augustoni, si deve all’intervento di papa Pio VI

« Ascoli Piceno è una tra le più belle piccole città d’Italia, e non ne vedo altra che le assomigli. André Gide la prediligeva… bella come alcune città della Francia del Sud, non tanto per questo o quel monumento, ma per il suo complesso, la qualità antologica, l’incanto che viene da nulla e da tutto. Bisogna avervi passeggiato, a cominciare dalla piazza del Popolo, la piazza italiana che insieme con quella di San Marco a Venezia dà più di un’impressione di sala, cinta da porticati, chiusa dalla stupenda abside di San Francesco …

Il suo centro storico costruito quasi interamente in travertino è tra i più ammirati della regione e del centro Italia, in virtù della sua ricchezza artistica e architettonica. Conserva diverse torri gentilizie e campanarie e per questo è chiamata la Città delle cento torri. In esso si trova la rinascimentale Piazza del Popolo, considerata tra le più belle piazze d’Italia.

Le origini della città sono avvolte nel mistero, ma è abbastanza sicuro che vi fosse la presenza umana già dall’età della pietra e che la zona fosse abitata già nell’epoca neolitica da popolazioni italiche. Secondo una tradizione italica citata nella letteratura antica (Strabone, Plinio, Festo) la città venne fondata da un gruppo di Sabini, che vennero guidati da un picchio, uccello sacro a Marte, durante una delle loro migrazioni detta ver sacrum. I Sabini si sarebbero fusi con altre popolazioni autoctone dando origine ai Piceni, di cui Ascoli in età romana divenne il centro principale anche grazie alla sua posizione sulla via Salaria, che collegava le saline alla foce del Tevere a quelle della costa adriatica.

Nel XVII secolo, quello di San Benedetto del Tronto era ancora un piccolo borgo di pescatori e contava circa 600 abitanti. L’audacia ed il coraggio dei marinai che si sono spinti verso lidi più ignoti, dall’Africa alla Groenlandia, hanno fatto di questa città uno dei più importanti porti pescherecci d’Italia. Il vecchio borgo costituuisce la trama del centro storico; la caratterizzazione peschereccia resta uno dei punti cardini della storia della città che vive di attività collegate al mare.
Forte della sua spiccata vocazione all’accoglienza, del suo lungomare, del suo paesaggio, della sua storica attività portuale e, soprattutto, delle sue innumerevoli offerte alberghiere, San Benedetto del Tronto è annoverata tra le più importanti cittadine balneari della riviera marchigiana. Quest’ultima offre ai suoi ospiti una lunga spiaggia di fine sabbia dorata incorniciata da un lungomare ricco di maestosi palmizi, presenti anche sulla spiaggia e che hanno contribuito ad identificarla come “Riviera delle Palme”. Visitare San Benedetto significa scoprire una meta vacanziera piena di innumerevoli possibilità che integrano il mare e che inebriano ogni senso garantendo una completa soddisfazione.

Chiamata anche Riviera delle Palme, dicitura poi estesa anche alle località limitrofe della costa e dell’entroterra dopo la nascita del consorzio turistico, richiama visitatori da ogni parte d’Italia e d’Europa ed è la principale località turistica delle Marche per numero di presenze, nonché il polo peschereccio più importante dell’Adriatico e tra i più importanti d’Italia grazie all’omonimo porto.

Dal 1999 la città viene insignita ininterrottamente della Bandiera Blu con stella, il riconoscimento che la FEE (Foundation for Environmental Education) rilascia alle località costiere europee che soddisfano criteri di qualità relativi a parametri delle acque di balneazione e al servizio offerto, tenendo in considerazione ad esempio la pulizia delle spiagge e gli approdi turistici.

Acquaviva Picena è un paese adagiato sui crinali piceni a poca distanza dalla costa Adriatica e dai magnifici scorci dell’Appennino godendo di uno scenario incomparabile tra le mille sfumature del paesaggio circostante. Visitando Acquaviva ci si immerge in una magica atmosfera medioevale, camminando tra le vie del centro sembra di percepire suoni e vitalità della storia che l’ha vissuta, è vivere un’esperienza d’altri tempi con la sua imponente fortezza che sembra protegga il valore di tutto un popolo … Dall’elevazione medio-collinare della cittadina (359 m s.l.m.) è possibile scorgere, nei giorni di bel tempo, oltre alla più alta cima dei Sibillini (Monte Vettore), anche le più lontane montagne abruzzesi (Gran Sasso, Majella).

Un suggestiva cittadina sorta nel Medioevo che si erge su una collina donando ai visitatori una veduta incantevole che spazia dai Monti Sibillini fino ad arrivare alle montagne abruzzesi e alla costa marittima. Acquaviva Picena custodisce un patrimonio rurale importante e una specifica tradizione artigianale nella lavorazione della paglia, famosa in tutta la Regione. Le “Pagliarole” (cesti, anfore e vari oggetti di uso domestico interamente realizzati in paglia) rappresentano un antico mestiere, quello dei “cestai”, tramandato da generazioni in generazioni con passione, dedizione e cura per i dettagli e le rifiniture.